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BENE.

by Carmine Torchia

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1.
Ma che ne so! (a P. Ciampi) Eccomi qui. L’avresti detto? finir così, in questo letto… fra le lenzuola sudate bianche… tu che dispensi risposte stanche. I nostri amici mi hanno nel cuore; rispondi loro, hai in mano un fiore. Ti lasci andare: pianto sommesso; non sai che fare, lo fai lo stesso. Dal buio emergi come una dea, come una donna, come un’idea. Nel corridoio sento i tuoi passi: sembra la spiaggia… la ghiaia… i sassi. Ma che ne so! Ma che ne so! Il vino è buono, questo lo so. Dammene un po’... dammene un po’… il vino è buono. Che sete ho! Dammi il bicchiere, lo so, non devo; passa il dottore? di’ che non bevo. Lasciami fare, ne ho proprio voglia. Sul davanzale trema una foglia. Lo sanno tutti qui in ospedale che sono strano, non ti arrabbiare. L’hanno capito a prima vista, si sono detti: ‘Quello è un artista!’ Ma che ne so! Ma che ne so…]
2.
A fine mese 03:09
A fine mese E l’alba arriva ogni mattina, suona la sveglia e vai in cucina, la caffettiera è un reggimento, esce il caffè, ti muovi a stento. Che novità al telegiornale?! È un fotti-fotti generale. Gli anni ’60 erano d’oro e pensi che non hai il lavoro. Ho trent’anni appena, salto pranzo o cena. Figli di puttana… e l'Italia frana. Rughe sul mio viso, neanche più un sorriso. Sono solo spese quelle a fine mese. La sera arriva e sei in cucina, ma questa volta è la benzina ad aumentare all’improvviso, sarebbe questo il paradiso? E le bugie del malgoverno spruzzano nebbia a quest’inferno: fanno gli eroi a modo loro e intanto qui non c’è lavoro. Ho trent’anni appena, salto pranzo o cena. …] Sessant’anni appena, mangio solo a cena. Figli di puttana… e l'Italia frana. Rughe sul mio viso, triste è il mio sorriso. Sono solo spese quelle a fine mese.
3.
Il bacio del ladro Un ladro attento e scrupoloso come me, autentico maestro dello scasso, che tutto calcola per bene e anche per sé, ché il furto sia corposo e grasso; va a lavorare col metrò, e si guarda intorno a vigilare un po’, col suo bellissimo habillé, che sembra un principe. Alle casse dello Stato ruberò, metterò a punto il furto del secolo, ma se avessi poi voglia di te, io per un bacio mi farei acchiappar… per te! Gli allarmi strillano; arrivano per me gli sbirri con i cani e le sirene. Ma ho avuto il tempo di spedire lettere a quelli che non se la passan bene: ci ho messo dentro fantasia, banconote e aforismi in allegria. E poi ti ho detto: ‘Bellamia, devi scappare via!’ Alle casse di Equitalia ruberò! E il commissario: ‘Assolutamente no!’ Se mi prenderete io fuggirò, mi scavo un tunnel e direte tutti: ‘Oooooh!’ ‘Signor Ladro, lei è atteso al parlatorio.’ Ho pensato che trattavasi di te, ma davanti a me c’è il Capo del Governo che mi chiede sbigottito: ‘Ma perché?’ Gli ho risposto che sto bene in gattabuia, mi diverte tutto, e tutto rifarei. Poi conclude: ‘Lei è come un donchisciotte!’ Lo interrompo proclamando i piani miei. Alle casse dello Stato ruberà, e state attenti perché lui ritornerà!
4.
L’astronomo Comincia con un solo e ingenuo Perché? la storia dell’astronomo, mentre gli altri sistemano le pietre per fare i pali di una porta senza rete. Li guarda mentre corrono dietro al pallone con occhi inferociti, accaniti nel farsi notare per conquistare le ragazze già cresciute. E quando guardando su, la notte brilla coi suoi diamanti, l’astronomo punta il blu con il suo cuore che s’affatica e accende il ticchettio mentre si sperde nell’infinito; pensa qualcosa lui, e dice: ‘È questa la vita!’ La notte è buia sul foglio chiaro, dove campeggia la geometria, la notte è tutta da misurare, verificarne l’asimmetria ora che il mondo s’è spento un po’ e dorme sogni, ora è il momento di calcolare le angolazioni, di calcolare il firmamento. Continua con i sempre più frequenti Perché? la storia dell’astronomo, mentre sua moglie, razionale, pensa al prezzo nazionale delle zucchine. E lui a spingere il carrello, non ci pensa lontanamente alla spesa, alle stelle invece sì, lontanamente posizionate… che strana gente gli astronomi: continuamente rapiti dalle stelle… sempre co’sto pallino delle stelle! E quando guardando su, …]
5.
Cuore ermetico Seduta, di fianco a me, è donna dorata, la mia, ha occhi di extraterrestre grandi come chi ha occhi bagnati da temporali annunciati. Il blu mi confonde, sembra nero, è impalpabile questo blu, come lo sei tu, come le ragioni che mi servi alla tavola stasera, proprio tu. ‘Cuore ermetico muore sulla panchina di un marciapiede, di fronte al mare.’ Così si esprimeva sul divano, stropicciato, Il Quotidiano. Noi siamo testardi, si sa, è questa la nostra realtà: sfidiamo zanzare cattive imbottite di veleno e attratte da lampadine al tungsteno. Il blu mi confonde, è quasi nero, è intrattabile questo blu, come lo sei tu, come le ragioni che mi servi alla tavola stasera, proprio tu. ‘Cuore ermetico muore sulla panchina di un marciapiede, di fronte al mare.’ Così si esprimeva ieri sera il Corriere della Sera. Il blu mi confonde, si fa nero, è impossibile questo blu, come lo sei tu, come le ragioni che mi servi alla tavola stasera, proprio tu. ‘Cuore ermetico muore sulla panchina di un marciapiede, di fronte al mare.’ Così si esprimeva, in modo mesto, dissanguato, Il Manifesto. Strano che una storia a due metà la diffonda L’Unità.
6.
Dov’è finito il mondo? Sono comprensivo, son riflessivo, sono obiettivo ma quel che non mi va è vedere il mondo che sta arrancando, non ce la fa. Sono pure schivo, sono eversivo, sono ossessivo e tutto quel che vuoi, ma ho una buona vista, e non so più dove stiamo andando noi. Questa via intrapresa mi pare un’autostrada, io viaggio su un asinello di contrada, e capisco bene che forse perirò. Come puoi sperare di andare a pari passo con chi è veloce e sorpassa a più non posso? Io faccio una magica inversione a U. Ma dov’è finito il mondo? me lo chiedo mentre affondo, forse sono andati tutti al mare. Dove si è nascosto il mondo? era nelle piazze un giorno, sceso con la rabbia a protestare. Si sarà smarrito in fondo a un incubo così profondo che non sai da dove cominciare. Indico il mio mappamondo, chiedo se si è visto intorno. Qui non c’è nessuno che lo sa. Questa è una missiva, una trattativa: ‘La refurtiva non la riavrete mai!’ libertà sequestrata, rapita, braccata, s’è messa nei guai. Siamo alla deriva, è definitiva, c’è l’invettiva da usare, perché poi, se non lo facciamo, nella merda ci restiamo noi; questa via intrapresa mi pare un’autostrada, io insisto con l’asinello di contrada, e son certo che la mia guerra vincerò. Questa fantomatica vita non è vita. Mi sa che mi astengo dalla dipartita, e mi avvalgo di tutte le mie facoltà. Ma dov’è finito il mondo? me lo chiedo mentre affondo…] [... ma dov’è finito? Cosa si dovrebbe escogitare per ripristinar la verità? Cosa ancora deve capitare per vivere in dignità? ‘Benvenuti nell’incubo sociale! Benvenuti nell’orrida città!’ Risvegliatemi ché mi sento male: questa non è la realtà! Dove si è nascosto il mondo? era nelle piazze un giorno,…] [ ... forse un giorno il mondo tornerà.
7.
La cinese e l’italiano (storia di fuga e rock ‘n’ roll) Se sono depresso io mi sparo un disco rock ‘n’ roll, l’unico pretesto per uscire fuori. Metto piede sulla strada, colazione giù nel bar, la timida cinese impara l’italiano: ‘Ma che glande fleddo che c’è!’ Non ho nessuna risposta ad una frase simile. La Muraglia non ti andava, l’hai buttata giù, hai deciso di partir da sola verso qualcosa di più. La famiglia si arrendeva alla tua follia, tuo padre piangeva disperato, tentando una strategia. Se sono depresso vado sul balcone e faccio uno show, suono la chitarra come un invasato. Brucio le inserzioni ché mettono ansia e scendo al bar, che amabile cinese, mi guarda in italiano: ‘Uh, che blutta cela che hai: ti voglio dale un limedio che plepalano a Shanghai!’ La Muraglia ti annoiava, l’hai buttata giù, hai varcato la Via della seta verso qualcosa di più. La famiglia si arrendeva alla tua follia, tuo padre piangeva disperato, chiamando la polizia. La Mulaglia non ti andava, l’hai buttata giù, hai deciso di paltil da sola velso qualcosa di più. La famiglia si allendeva alla tua follia, tuo padle piangeva dispelato...
8.
Case popolari Daniela ha aperto un’ottica, ci ha speso qualche soldo, lontano dai clamori di città, viveva qui coi suoi una vita fa. Giuseppe è un fabbro inutile e ha un lavoro nuovo: aggiusta macchinari, dà lo start ai giochi di metallo al luna park. Francesca ci ha un marito che le vuole tanto bene, ricordo che voleva star con me… coi miei pensieri e un litro di caffè. Turuzzo è un buon meccanico e ride alla sua vita, mi chiede se ogni tanto penso a lei, mi dice poi: ma come cazzo sei? Qui manca l’aria ed esco su in paese fino a quando questo fiato poco atletico mi porta a casa mia. Le case basse, case popolari, sono sempre meglio di una fottutissima città, in periferia. Ed evito gli sguardi perché non ho più il coraggio di rispondere con pallidi sorrisi in agonia. La gente mi saluta e pensa che nella mia vita ci stia bene... ma quale bene? Pasquale ha seppellito qui sua moglie e il suo dolore, nessuno l’ha saputo, neanche io; con lui c’erano i figli… non c’era Dio. Mia madre mi domanda se per cena torno a casa, mi chiede se ci penso ancora a lei, mi dice poi: ma come cazzo sei? Qui manca l’aria ed esco su in paese fino a quando…]
9.
Tu e io 03:57
Tu e io Io aspetto alla fermata il bus che arriva presto. A fianco c’è un cestino: odor di spazzatura. Lasciarsi andare via. Qui il sole appare alto, la neve invece è bassa, il verde sta nel parco, l’azzurro è in mezzo al cielo. Lasciarsi andare via. Ho nel fondo delle tasche gli anni della tua allegria, che sono gli anni in cui la tua allegria era la mia. Nemmeno lo ricordo il mio Lasciarti andare via. Resta tutto il bene che c’è stato assieme. Non ci son parole per descrivere Tu e io. Se il merito era il tuo e la colpa era la mia, se era un viceversa o era una follia, chi mai potrà saperlo? Lasciarsi andare via. E, se mi hai dimenticato e di te mi son scordato, se ti sei ricreduta e io ci ho ripensato, è acqua che è passata e s’è lasciata andare via. Hai nel fondo della borsa gli anni della tua allegria, che sono gli anni in cui la tua allegria era anche mia. Nemmeno lo ricordi il tuo Lasciarmi andare via. Resta tutto il bene che c’è stato assieme. Non ci son parole per descrivere Tu e io.
10.
Giorno dopo giorno Giorno dopo giorno assumiamo l’aria delle foglie sopra ai rami, e si può cadere per posarsi sulle mani di chi sta passando senza avere neanche idea di trovarsi là per una ragione: far brillare la realtà, coglierci nel vento, dar conforto e calma, allontanare lo spavento. Si può uscirne vivi dallo smarrimento. Ed arriva il giorno che mutiamo in foglie libere, forti del ricordo che tutto è passato ormai: il nero dell’oscurità, le sue profondità; poi tornare ad esser musica. Giorno dopo giorno somigliamo sempre più alle foglie sui viali: niente più vertigini né battiti di ali degli uccelli di passaggio a gran velocità; ci si sveglia altrove, in quel caldo buono che c’è quando fuori piove, colti dentro al vento da chi ci ha guariti e ci ha sottratti allo spavento. Si può uscirne vivi dallo smarrimento. Ed arriva il giorno che mutiamo in foglie libere…]

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BENE.

credits

released September 11, 2013

|produzione esecutiva| Peppe Fortugno, Carmine Torchia
|produzione artistica| Peppe Fortugno, Carmine Torchia con la collaborazione di Roberta Cartisano
|produzione artistica addizionale e missaggio| Pat Legato
|registrazione| Peppe Fortugno allo Spazio Senza Tempo e all'Umani Divini (Milano)
|registrazione tromba| Carlo Amato al tdb.v38 studio (Roma)
|mastering| Daniele Sinigallia allo studio Gli artigiani (Roma)

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Carmine Torchia Milan, Italy

Carmine Torchia è uno che scrive canzoni e aforismi, che vuole bene ai poeti, ai cantautori, ai bambini, ai musicisti, ai cani. La sua musica è un calderone in cui poesia, elettricità, chanson, psichedelia, elettronica, musica territoriale e sinfonica si mescolano in maniera inaspettata. ... more

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